I Calendari Romani: Giulio Cesare e successivi

Il primo calendario esclusivamente solare che abbiamo venne introdotto nel 46aev ad opera da Giulio Cesare nel suo ruolo di Pontefice Massimo. Fu particolarmente rivoluzionario perché segna il definitivo abbandono della cultualità lunare a livello pubblico (come abbiamo visto infatti KAL-NON-IDVS erano legate alla fase lunare).

La realizzazione di questo calendario venne affidata all'astronomo greco Sosigene di Alessandria, presentato a Cesare da Cleopatra, divenne poi consigliere della Regina durante il suo regno (51-30 aev), è altrimenti noto per aver calcolato l'elongazione di Mercurio. (Plinio, Naturalis Historia)
Il principio su cui Sosigene costruì il calendario fu il Ciclo Callipico.
Callipico di Cizico (370-300 aev) si accorse che 940 mesi lunari corrispondono esattamente a 76 anni solari, ovvero che al termine di questo periodo il Sole, la Terra e la Luna tornano esattamente nella stessa posizione relativa.

Perciò Sosigene costruì un calendario solare di 365 giorni, diviso in 12 mesi con l'aggiunta di un anno bisestile maggiorato di un giorno ogni quattro anni.

L'introduzione di questo calendario fu decisamente complessa: l'accumulo di errori nella cattiva applicazione del Calendario di Numa condusse ad uno sfasamento di ben tre mesi!
Il 14 ottobre 46aev, fu considerato come Kalendae Ianuarius (primo gennaio), e quell'anno fu della durata di 445 giorni (per questo detto annus confusionis), il che portò per il 45aev un errore di un giorno compensato dal fatto che il 44 era bisestile, e perciò si ritornò al corretto allineamento. 

A partire dalla morte di Cesare vi furono numerosi errori nell'introduzione dell'anno bisestile (anziché uno ogni quattro, se ne pose uno ogni tre, ovvero utilizzando un computo esclusivo anziché inclusivo), per cui dal 44 aev fino all'8ev, si accumulò un nuovo errore risolto in fine da Ottaviano Augusto, che impose che non venissero introdotti un tot di anni bisestili, al termine dei quali riprendere con il normale ciclo di un anno bisestile ogni quattro anni (come facciamo noi oggi). Non vi è una visione univoca sull'entità dell'errore commesso dopo la morte di Cesare.

Il calendario Giuliano venne utilizzano fino al 1582 quando l'accumulo di un errore di 10 giorni, spinse Gregorio XIII a modificarlo ponendo come bisestili non tutti gli anni divisibili per quattro, bensì tutti quelli divisibili per quattro tranne gli anni secolari (ovvero divisibili per 100).

Una curiosità interessante per chi si occupa di storia:
- quando si parla di eventi successivi al 1582 si utilizza la datazione gregoriana;
- quando si parla di eventi precedenti al 1582 e successivi al 46 aev si utilizza la datazione giuliana (compresi gli errori, si da per convenzione le date fornite dalle fonti, senza ricalcolare ogni volta la corretta data);
- prima del 46aev si utilizza il "calendario giuliano prolettico", ovvero una ipotetica proiezione del calendario giuliano indietro nel tempo, perciò gli anni non li si considera sulla base del calendario in uso al tempo, ma di quello giuliano.


Di ciò bisogna averne coscienza in quanto è un sistema comunemente adottato, molto comodo e pratico, ma non corretto a livello di date esatte (un mese potrebbe essere, per esempio, uno totalmente diverso; oppure se la fonte riporta un evento astronomico, bisogna vedere se effettivamente è precedente, contemporaneo o successivo, alla data fornita dalla fonte, posti sul calendario giuliano prolettico).

 

Per quanto concerne i giorni ed i mesi il calendario giuliano era strutturato bene o male come il nostro:
IanuariusFebrarius, Martius, Aprilis, Maius, Iunius, Quintilis, Sextilis, September, October, November, December.

 

Mutati poi Quintilis in Iulius (in onore di Giulio Cesare) nel 44 aev, e successivamente Sextilis in Augustus (in onore di Ottaviano Augusto) con la Lex Pacuvia dell'8 aev.

Di qui segui una lunga ed avventurosa pratica di tentativi di cambiare nomi ai mesi:

Caligola chiamò settembre Germanicus (in proprio onore);
Nerone chiamò maggio Claudius (in onore di sé stesso), e Germanicus giugno;
Domiziano chiamò Germanicus settembre e Dominizianus ottobre;

Alla faccia della tanto decantata Pietas e grandezza degli imperatori romani....

 

Venne proposto anche di chiamare novembre Tiberius in onore dell'imperatore, il quale bloccò la cosa rispondendo <e che cosa farete se Roma avrà tredici imperatori?>, qualcuno con la testa sulle spalle ancora c'era.

Naturalmente ognuno ci mise del suo, ancora nel medioevo Carlo Magno tentò di cambiare i nomi dei mesi.

 

Gennaio, Marzo, Maggio, Luglio, Agosto, Ottobre, Dicembre avevano 31 giorni. Notare che l'alternanza di mesi di 30 e mesi di 31 giorni viene interrotta dalla sequenza Luglio-Agosto, in onore di Cesare ed Augusto, secondo alcune fonti pare che Augusto tolse un giorno a Febbraio per aggiungerlo ad Agosto di modo che il mese dedicato a Cesare non avesse più giorni del proprio (questo dato è oggi contestato da alcuni storici).

 

Aprile, Giugno, Settembre, Novembre  avevano 30 giorni

Febbraio ne aveva 28, e -come in precedenza per il Mercedonius- tra i Terminalia e la fine del mese veniva introdotto un giorno in più degli anni bisestili.

inoltre
Gennaio, Febbraio, Aprile, Giugno, Agosto, Settembre, Novembre e Dicembre mantennero la vecchia posizione delle KAL-NON-IDVS, per cui:
le Calende cadevano il primo del mese;
le None cadevano il quinto giorno;
le Idi il nono giorno dopo le None;
i giorni successivi venivano calcolati a ritroso di modo da far coincidere la datazione con il totale numero di giorni di quel mese, per cui:
Gennaio, Agosto e Dicembre, contavano 19 giorni dalle Idi alle Calende successive (secondo il computo inclusivo);

Febbraio contava 16 o 17 giorni dalle Idi alle Calende successive (secondo il computo inclusivo);

Aprile, Giugno, Settembre, Novembre, contavano 18 giorni dalle Idi alle Calende successive (secondo il computo inclusivo).

Marzo, Maggio, Luglio, Ottobre mantennero anch'essi la vecchia posizione di KAL-NON-IDVS per cui:
le Calende cadevano il primo del mese;
le None cadevano il settimo giorno;
le Idi il nono giorno dopo le None;
le Calende successive cadevano 17 giorni dopo le Idi (sempre secondo il computo inclusivo)

 

 

La numerazione degli anni per tutta la durata della repubblica fu eponima, ovvero veniva dato all'anno il nome dei Consoli in carica. Mentre a partire dalla Tarda Repubblica ci si affidò al computo sequenziale degli anni, partendo dalla canonica data di Varrone della Fondazione di Roma, 753aev (Avanti l'Era Volgare = Avanti Cristo), ovvero 1 aUc (Ab Urbe Condita). Varrone si affidò a Lucio Taruzio per il calcolo della datazione, egli infatti datò la nascita di Romolo al 23 settembre 771aev (Plutarco poi vi riconoscerà un eclissi in quel momento), e la fondazione di Roma al 9 aprile 753aev (data però non coincidente con i Parilia del 21 aprile, festa da sempre legata alla Fondazione della città). Varrone quindi mediò ponendo la fondazione di Roma al 21 aprile del 753.
Tra il V e VI secolo ev il monaco scizio Dionigi il Piccolo, trasferitosi a Roma, calcolò la data della nascita di Gesù di Nazareth al 753 aUc, e propose un nuovo sistema di datazione definito Anno Domini introducendo così l'era cristiana. Poiché però egli ignorava lo zero, valutò come data di nascita l'1 AD (che poi diverrà d.c.), e l'anno precedente come 1 a.c.. Il suo nuovo sistema di datazione divenne subito popolare, divenendo di normale uso pubblico e privato in Italia già nel VII secolo ev, e successivamente in tutta europa, e con il colonialismo anche nel mondo. Si dimostrerà poi che i suoi calcoli erano errati di alcuni anni (tra i 4 ed i 7, a seconda dello studioso), ma ormai la convenzione era fatta.

A questo punto comunque il calcolo per la datazione romana risulta facile, basta sommare 753 alla data odierna (sempre considerando quanto detto sul calendario giuliano prolettico), perciò quest'anno è il 2016+753= 2769 aUc.

 

Il Calendario Giuliano subì poi ulteriori altre modifiche:
Il computo romano dei giorni era sempre stato il Ciclo Nundiale di otto giorni contati da A ad H, nel 321ev Costantino mutò questo computo nella settimana, che andava dalla domenica al lunedì:
Solis Dies, Lunae Dies, Martis Dies, Mercuris Dies, Iovis Dies, Veneris Dies, Saturnis Dies
e decretò che la domenica (Solis Dies) fosse giorno di riposo in quanto dedicato a dio, creando un'altra frattura con l'ebraismo che invece ha come giorno di riposo il sabato, ma aprendo maggiormente alle religioni solari orientali come il Mithraismo. Successivamente nel latino cristiano questi giorni presero il nome in dominicia, feria secunda, feria tertia, feria quarta, feria quinta, feria sexta, sabbatum, da qui abbiamo preso i nomi dei giorni del fine settimana, ed il termine "feria" per indicare i giorni lavorativi. Se il ciclo settimanale in Roma fu un'introduzione cristiana, non fu un'innovazione in quanto già in Egitto era in uso un ciclo di sette giorni.

 

Il passaggio dalla datazione mensile dei giorni secondo i romani (contando a ritroso dalle Kal alle Non, dalle Non alle Idi, e dalle Idi alle Kal successive), al computo sequenziale da 1 a 28/30/31 fu una introduzione dei Visigoti i quali evidentemente avevano difficoltà con le sottrazioni. Questo sistema divenne poi ufficiale sotto Carlo Magno ed è in uso presso il c.d. "mondo civilizzato" ancora oggi.
 

 

Da un punto di vista strettamente sacro, tutti i testi che riportino le date delle festività romane danno per scontato l'uso del Calendario Giuliano con il computo dei Visigoti, ragione per cui è facile che troviate scritto ad esempio "gli Agonalia Iani cadono il 9 gennaio", anziché "cadono il quinto giorno prima delle idi di gennaio", si tenga a mente questo quando si vanno ad inserire le festività nei diversi calendari, soprattutto per quanto concerne i giorni successivi alle Idi.

 

 

 

 

Emanuele Viotti

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