Saturnalia, Dies Natalis Solis Invicti e Sol Indiges

Una delle feste principali nel monto romano, i Saturnalia, erano celebrate tra il 17 ed il 23 dicembre seguito immediatamente dal Dies Natalis Solis Invictus e preceduto dalla festa del Sol Indiges. Due feste queste strettamente legate tra loro sia in termini temporali che in termini concettuali.
Innanzi tutto bisogna sottolineare, al contrario di quanto  più volte sottolineato sensazionalmente da diverse pubblicazioni recenti, i Saturnalia non erano il Natale della Roma antica, anzi! Se proprio i Saturnalia erano l'esatto opposto.
A meno di voler ignorare l'aspetto sacrale del Natale e guardare solo quello legato a decorazioni e regali.

Se dunque il Natale cristiano rappresenta la nascita del dio solare per eccellenza nella nostra cultura (Gesù), al pari di altre divinità precedenti, disceso a portare un messaggio di salvezza per gli uomini, i Saturnalia ricordano e vogliono riproporre l'antica Età dell'Oro.
Cos'era l'Età dell'Oro?

Saturno, dio della materia (e quando secondariamente venne assimilato a Kronos anche del tempo), regnava su tutto l'esistente come successore di Giano, dio degli inizi (ma non dio creatore!).
Giove, padre della legge (Iuppiter da ius pater), evirò Saturno e lo cacciò dal trono, costringendolo a rifugiarsi nel Lazio (che prese perciò a chiamarsi anche Saturnia Tellus).
Saturno quindi iniziò a regnare su questa terra, abitata da un popolo chiamato Aborigeni (figli degli alberi), ai quali insegnò l'agricoltura. Iniziò un periodo di prosperità dove non esistevano differenze sociali, e tutti aveva ciò di cui avevano bisogno o come la descrive Ovidio:
<Fiorì per prima l'età dell'oro; spontaneamente, senza bisogno di giustizieri, senza bisogno di leggi, si onoravano la lealtà e la rettitudine.>
(Metamorfosi, I 89-90)
o Esiodo (che però pone l'Età dell'Oro quando ancora Saturno regnava, prima della discesa nel Lazio)
<come dèi [gli uomini ndr] passavan la vita con l'animo sgombro da angosce, lontani, fuori dalle fatiche e dalla miseria; né la misera vecchiaia incombeva su loro [...] tutte le cose belle essi avevano>
(Le Opere e i Giorni, 109 e seguenti)

I Saturnalia vogliono quindi riproporre questo periodo di prosperità, rendendo valide le violazioni delle consuetudini anche più consuete nel mondo romano. Era infatti autorizzato il gioco d'azzardo (si gioca va a tombola, che aveva un valore totalmente sacro, ed era una forma divinatoria tramite numeri che serviva a prevedere l'andamento del successivo anno), gli schiavi prendevano gli abiti dei padroni e venivano serviti a tavola da questi ultimi, veniva sorteggiato un Princeps il quale decideva e coordinava la festività, ma contemporaneamente deriso, inoltre il bere ed i festeggiamenti erano tanto licenziosi da scadere anche in orge. L'inversione di tutte le leggi.

La cosa non doveva piacere gran che a Seneca! (Lettere a Lucillio 18, 1 e successive)
Elemento caratteristico era quello dello scambio delle strenne che erano statuette d'argilla raffiguranti i parenti defunti, e questo scambio avveniva all'interno della Gens d'appartenenza (non come oggi tra persone esterne).
Infine ci si scambiava gli auguri dicendo "Iò Saturnalia!" (secondo alcuni pronunciato "eo saturnalia").

L'introduzione della festa avvenne nel 497aev con la fondazione del Tempio di Saturno per opera dei consoli A. Sempronio e M. Minucio (Livio auc 2, 21, 2), e secondo Dario Sabatucci inizialmente dovevano cadere il solo 17 Dicembre. La festività venne poi nel tempo estesa fino alla durata di una settimana (in età tardo repubblicana ed imperiale si tentò più volte di ridurne la durata, ma senza successo).
A causa degli errori calendariali per una erronea applicazione del calendario lunisolare di Numa, questa festa slitto di anno in anno fino a perdere coerenza con il periodo di riferimento che era il Solstizio, per essere riallineata grazie al Calendario Giuliano, ed in fine rigidamente posizionata dal 17 al 23 dicembre.
Perché dunque sarebbe di Saturno il periodo oscuro e buio, eppure Età dell'Oro, che precede la rinascita del Sole?

Innanzi tutto quello dei Saturnalia è un periodo in cui la terra è apparentemente morta, incoltivabile, in analogia con la morte del Sole. Nel periodo dei Saturnalia, attorno al Solstizio d'Inverno si assiste ad un evento davvero particolare: al momento del tramonto il Sole rimane apparentemente immobile sull'orizzonte, quasi come se rifiutasse la morte. I riti a Saturno erano volti anche a festeggiare l'Età del suo dominio per dargli soddisfazione e permettere quindi al Sole di risorgere. Se sono poi vere le attribuzioni che collegano Giove al Sole, questa analisi si rivela ancor più fondata, in quanto è il momento in cui si concede a Saturno un nuovo dominio, uno sfogo, per quanto il resto dell'anno egli sia un re detronizzato. Questo non è un elemento esclusivo del mondo romano, troviamo diversi esempi per cui le entità "non volute" (notare le virgolette) venivano soddisfatte tramite offerte allo scopo che se ne andassero, un esempio che vale per tutti è quello dei Lemuria, dove vengono offerte fave nere ai Mani per mandarli via. O anche l'incenso bruciato prima dei riti allo scopo che entità minori li prendessero per non rubare le offerte per gli Dei.
Inoltre sarebbe anche coerente con la logica per cui nel momento di massima debolezza di "uno", il potere lo prenda l' "altro". E questa vicinanza tra un ciclo e l'altro la troviamo rispettata anche nella divisione del cielo etrusco, poi divenuto romano, per cui Saturno e Giove sono separati esclusivamente dall'asse del nord.

 

Se dunque le caratteristica sostanziali (e non quelle di forma!) del Natale, non sono le stesse dei Saturnalia, lo sono invece quelle del Dies Natali Solis Invictus.

 

La Festa del Sole Invitto fu un'introduzione molto tarda, per opera dell'Imperatore Aureliano, ma già prima esisteva una festa del Sole a dicembre.
La festa del Sol Indiges l'11 Dicembre era in onore del Sole Natio, di origine Sabina ed era stata introdotta a Roma dal Re Tito Tazio.
E' particolare ed interessante che si trovi la festa del Sole natio prima del solstizio, decisamente anacronistico! Sarebbe più sensato avere la festa del Sol Indiges dopo il solstizio d'Inverno.
Volendo fare un azzardo ipotetico (lo definisco azzardo in quanto sono troppe le variabili, soprattutto legate al passaggio dei vari calendari: Romuleo, Numa, Giuliano ed in fine Gregoriano, oltre a doversi affidare alle date della tradizione che non sono sempre coerenti al cento per cento) all'atto della fondazione di Roma abbiamo in uso il Calendario di Romolo che andava da Marzo a Dicembre saltando Gennaio e Febbraio (introdotti da Numa).
Secondo il calcolatore astronomico del sito calsky il Solstizio d'inverno dell'anno 0 aVc (753 aev) cade proprio in prossimità dell'ultimo dell'anno.
Possiamo ipotizzare che Tito Tazio abbia inserito la festa del Sol Indiges immediatamente dopo la data del Solstizio (questa ipotesi basata sul nome della stessa festività) a conclusione dell'anno. Con Numa e l'introduzione del nuovo calendario luni-solare abbiamo l'inserimento di una datazione più precisa ma anche rivoluzionaria, questo stesso calendario però venne trascurato e le feste slittarono lungo l'anno di parecchio tempo, da qui l'introduzione del nuovo calendario esclusivamente solare di Giulio Cesare. E' ipotizzabile (ma purtroppo non confermabile altrimenti dal nome della festa) che nel caos creatosi con la mala applicazione del calendario di Numa, il Sol Indigens sia scalato da dopo il Solstizio a prima, questo in un momento sicuramente precedente all'introduzione dei Saturnalia (diversamente le feste sarebbero scalate insieme).
A causa di questa mancanza, e per i privati interessi religiosi l'Imperatore Aureliano inserì quindi forzatamente il Natale del Sole Invitto (festa di origine orientale) al termine dei Saturnalia, per onorare la rinascita del Sole dopo il periodo oscuro del Solstizio d'Inverno.

Un'altra ipotesi plausibile è che, poiché il Solstizio d'Inverno alla latitudine di Roma non è il giorno più corto dell'anno, bensì avviene prima, tra il 3 ed il 14 Dicembre (<Santa Lucia il giorno più corto che ci sia> dice la tradizione che la fa cadere il 13), quindi forse la festa del Sol Indiges è in riferimento al momento successivo al giorno più breve dell'anno. Una valutazione molto più pratica nella vita quotidiana priva d'illuminazione artificiale ed anche più facilmente percepibile.
Il Solstizio invece è legata all'afelio, cioè al momento di massima distanza tra la terra ed il Sole, il quale dunque illumina meno la Terra.
Questo sfasamento è legato al fatto che in prossimità dell'afelio la Terra rallenta il suo moto di rivoluzione, ma non quello di rotazione, di conseguenza il Sole si trova in una posizione apparentemente anticipata, riducendo di fatto il tempo d'illuminazione; mentre al momento del Solstizio ed essere minima non è la durata del giorno, bensì l'intensità luminosa.

La Festa del Sole Invitto, d'importazione orientale (come quasi tutti i culti solari!) ricordava la nascita del Sole proprio al termine del periodo Solstiziale, e veniva festeggiato con riti organizzati da sacerdoti fatti venire a Roma da Aureliano del 274ev. Era una festività per lo più pubblica, in quanto a livello privato il culto solare in età imperiale maggiormente venerato era quello di Mithra.
Ricordiamo che nella concezione romana Repubblicana e precedente le divinità solari erano soltanto una parte della realtà sotto il dominio di Giove.

 

Emanuele Viotti

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Commenti: 1
  • #1

    Marco Stella (domenica, 20 dicembre 2015 19:31)

    Bellissimo articolo, come sempre, molto chiaro e didattico.